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Lunedì, 11 Ottobre 2010 16:08

Chiara Santarelli e Jacopo Pompili: Medaglia d’Oro per l'equitazione

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Chiara Santarelli e Jacopo Pompili: Medaglia d’Oro per l'equitazione A premiarli per il successo ottenuto il Sindaco Adriano Palozzi. Sono Chiara Santarelli e Jacopo Pompili i due giovanissimi vincitori della Medaglia d’Oro ai campionati regionali paralimpici di equitazione, specialità Dressage, disputati a Roma presso il centro sportivo Tor di Quinto, il 19 e 20 giugno scorsi. I due atleti (19 anni lei, residente a Marino, ultimo anno di liceo tecnico e 16 anni lui, residente a Ciampino, studente in agraria) sono stati recentemente invitati a Palazzo Colonna dal Sindaco Adriano Palozzi, che ha inteso complimentarsi personalmente con loro per il brillante risultato raggiunto.


Un successo reiterato e avvalorato nel tempo. Quella del 2010 infatti, è la terza medaglia d’oro consecutiva vinta dai ragazzi nel corso della loro attività sportiva, riconoscimento che, di diritto, concede loro di accedere direttamente ai Campionati Italiani disciplinari. Competizione che li ha visti raggiungere, nelle edizioni pregresse, ragguardevoli risultati.

«E’ un grande onore per noi avervi qui – ha detto il Primo Cittadino nell’accogliere i due giovani atleti che, visibilmente emozionati, si sono avvicinati al Sindaco, all’Assessore alle Politiche Giovanili Salvatore Guerra e al Presidente del Consiglio Comunale Umberto Mintoti, per ricevere il premio a loro dedicato dall’Amministrazione – A rendere omaggio al vostro successo c’è con noi, simbolicamente, l’intera Città di Marino – ha aggiunto Palozzi – una comunità orgogliosa di custodire in sé un grande tesoro in termini di qualità umane, passione, impegno, disciplina e preparazione. Sono sicuro – ha aggiunto il Sindaco  - che, molto presto, vi vedremo di nuovo qui a ricevere, ancora una volta, il meritato riconoscimento alla vostra dedizione. E’ il mio auspicio per il vostro futuro nell’ambito dell’equitazione e del dressage, la vostra specializzazione – ha concluso - una disciplina tra le più appassionate e difficili, che richiede un’altissima dose di sensibilità, pazienza, tecnica e intercomunicazione superiore con l’animale. Tutte qualità brillantemente a vostra disposizione».

Ad accompagnare Chiara e Jacopo a Palazzo Colonna la loro preparatrice atletica Chiara Minelli, dell’Associazione Equin’Ozio che, riconosciuta ufficialmente dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico), è operativa in discipline quali equitazione sportiva, riabilitativa, ricreativa e nel volteggio all’interno di un contesto personalizzato, integrato e protetto. 

«Grazie all’ausilio del cavallo – ha detto la Minelli  - la nostra associazione interviene nel campo delle disabilità fisiche, intellettive, relazionali e sensoriali, con gli atleti che, dal semplice e iniziale approccio con l’animale, arrivano a stringere con lui un rapporto sublimale, sinergico e comunicativo di elevata qualità, propedeutico all’esercizio della loro attività residua».

Marino, 8 ottobre 2010               

 - L’Ufficio Stampa -

Possiamo definire come “Riabilitazione Equestre” l’insieme di quelle tecniche che, seguendo un programma terapeutico preciso e specifico, sfruttano in vario modo il rapporto che si instaura tra il soggetto ed il cavallo determinando un miglioramento dell’autonomia ( fisica e/o psicologica e/o relazionale ) del portatore di handicap. Nella relazione uomo/cavallo, infatti, si attuano complesse modalità comunicative mediante un linguaggio corporeo ricco anche di risvolti psicologico/relazionali.

L’effetto terapeutico della riabilitazione equestre, infatti, si basa proprio sul rapporto che si instaura tra il soggetto e l’animale: nelle fasi a terra la conoscenza del cavallo ed il suo accudimento inducono senso d’indipendenza, fiducia e sicurezza che divengono ancora maggiori nella fase del montare a cavallo. Le emozioni che il soggetto vive, in sella o a terra, lo mettono in relazione con le sue sensazioni non verbalizzate e, sfruttando l’estrema sensibilità del cavallo, gli consentono sperimentazioni e contatto diretto con la propria inesplorata emotività.

L’assetto assunto in sella, poi, rappresenta un valido strumento di correzione di schemi posturali patologici, mentre il movimento ritmato, oscillatorio e basculante insieme, impresso dal cavallo al soggetto, induce numerosi stimoli sensoriali che regolano i sistemi di equilibrio, coordinazione ed orientamento spaziale.

La riabilitazione equestre inoltre, costituisce un metodo di riabilitazione psicofisico che sfrutta un ambiente naturale e demedicalizzato nonchè una modalità ludica, riducendo così lo stress a cui il soggetto è spesso sottoposto nei vari programmi riabilitativi tradizionali somministrati in ambito ospedaliero o didattico.

Distinguiamo 3 diverse fasi o metodologie d’intervento sul soggetto disabile secondo la divisione operata ad Amburgo nel 1982 in occasione del “4° International Therapeutic Congress”:

  1. Ippoterapia : comprende l’approccio al cavallo ed al suo ambiente il tutto mediato e guidato dall’intervento di uno o più operatori; può prevedere un lavoro a terra e/o a cavallo ed in quest’ultimo caso utilizza il movimento dell’animale come strumento terapeutico di per sè già efficace senza l’intervento attivo del soggetto. Si tratta di un settore adatto a soggetti con patologia neurologica e/o psichica medio/grave nonchè a coloro che sono affetti da patologie più lievi in una fase iniziale dell’attività a cavallo propedeutica alla rieducazione equestre. L’ambito d’azione è quindi più di tipo riabilitativo che sportivo.
  2. Rieducazione Equestre e Volteggio : si svolge per lo più a cavallo ( ma è prevista anche una parte di attività a terra ) sotto il controllo di uno o più operatori. E’ previsto in questa fase un intervento attivo del soggetto e l’acquisizione di tecniche equestri di base, pur mirando al raggiungimento degli obbiettivi riabilitativi specifici del programma stabilito. Si rivolge a soggetti con problemi neuromotori medio/lievi, psicologici e cognitivo/comportamentali.
  3. Equitazione Sportiva per Disabili : si mira in questa fase al raggiungimento di una notevole autonomia da parte del soggetto, che consenta di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione presportiva e sportiva vera e propria; l’obbiettivo è quindi quello di arrivare all’integrazione socio/relazionale. Accanto a ciò viene svolta attività sportiva vera e propria fino a giungere ad una fase dimostrativa prima ed agonistica poi.

Fattori d'intervento:

Il lavoro di riabilitazione equestre interviene su numerosi fattori che costituiscono per il disabile un percorso di rieducazione con l’obbiettivo di una maggiore autonomia fisica e psichica.
I fattori principali che intervengono in questo cammino sono:

  • Multidisciplinarità : l’approccio terapeutico integra il contributo di medici, psicologi, terapisti, operatori sociali, istruttori e famiglie ciascuno con le proprie competenze, costruendo per il soggetto un ambiente demedicalizzato in cui la riabilitazione diventi un pretesto piacevole ed aggregante e non un momento di diversità ed esclusione sociale.
  • Il rapporto uomo-animale : il cavallo diventa un mezzo vivo di comunicazione tra il soggetto ed il terapista, motivando e stimolando fortemente il disabile che usufruisce inconsciamente di numerosi stimoli emozionali, affettivi ed afferenti sensoriali migliorando quasi automaticamente l’approccio col mondo esterno.
  • La stimolazione mentale : l’interazione col cavallo e la scoperta di un diverso canale di comunicazione riduce il senso di isolamento ed esclusione sociale.
  • Il momento ludico : la parte ricreativa di gioco e di coinvolgimento inducono benessre psicosomatico.
  • L’aggregazione sociale : la parte sportiva ed il volteggio danno spazio sia a momenti individuali che a lavoro di gruppo ( integrato e/o protetto ).
  • La responsabilizzazione : la cura dell’animale ( in sella e in scuderia ) e della bardatura, il controllo degli spazi a cavallo e non inducono alla responsabilizzazione dell’individuo secondo le proprie possibilità.
  • L’attaccamento : la mancanza di legami interumani che può spesso caratterizzare il vissuto di soggetti diversamente abili può essere inizialmente compensata dal rapporto che s’instaura col cavallo; successivamente ( con simili modalità ) può esser trasferita ad altri individui.
  • Processi motivazionali : il soggetto diversamente abile sviluppa nella crescita un senso di impossibilità nei confronti delle normali esperienze ludiche  spesso sostituite da interventi riabilitativi che enfatizzano quindi la diversità ; a cavallo il soggetto recupera un senso di autonomia e di capacità di fare che possono poi esser trasferiti nel quotidiano.
  • L’antropomorfismo : la percezione a volte distorta di sè può esser superata mediante l’attribuzione di caratteristiche antropomorfe al cavallo e la seguente comparazione.
  • Il linguaggio non verbale : é basato su una forma di comunicazione corporea molto semplice, ritmata e ripetitiva che induce un effetto rassicurante.
  • La motricità : fisicamente gli stimoli afferenti trasmessi dal movimento sinusoidale impresso dal cavallo aiutano: a correggere posture errate e schemi posturali patologici, a regolare l’equilibrio, a lavorare sul tono muscolare, ad abbassare la pressione sanguigna.
  • La motricità fine : si espleta e si potenzia mediante la cura del cavallo e della bardatura con un esercizio costante e minuzioso.
  • Le abilità residue : allo studio delle carenze fisiche e/o psichiche del soggetto, segue un lavoro di potenziamento delle abilità residue intatte o parzialmente conservate, atto a sopperire le mancanze.

Controindicazioni:

Ogni singolo caso deve esser valutato ponendo attenzione tanto alla patologia diagnosticata quanto alle eventuali patologie associate.
La riabilitazione equestre non risulta indicata nei casi di: malformazioni del rachide, lassità legamentosa cervicale, miastenia, fragilità ossea, epilessia con frequenti crisi, evidenti fobie pregresse nei confronti dell’animale o dell’altezza.

- Ricevuto e pubblicato dalla redazione - 

Letto 1894 volte Ultima modifica il Mercoledì, 09 Marzo 2011 08:30

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